UBAR - Nicholas Clapp

UBAR
Nicholas Clapp
Mondadori

Alla ricerca di una misteriosa e leggendaria città del deserto, distrutta e scomparsa sotto le sabbie del Rub’ Al-Khali, la più grande distesa sabbiosa del mondo. Di Ubar si trovano citazioni nel Corano e nelle Mille e una notte, la sua storia e la sua fine sono state tramandate fino a noi, ma nessuno finora aveva mai saputo identificare la sua posizione né ritrovarne le mura.
Ubar è stato scritto dall'archeologo dilettante Nicholas Clapp il cui scopo principale era quello di realizzare film ambientalistici. Si tratta di una cronaca ben fatta della scoperta della "città delle mille colonne". Il lettore si renderà conto come, per individuare e riportare alla luce, una città simile, siano stati necessari una preparazione decennale, tanta abnegazione e una buona dose di fortuna in quanto la scoperta avviene poi quasi per caso, visto l'area di ricerca era vasta come gran parte del deserto meridionale arabico. Il romanzo-saggio, scritto in prima persona narra appunto le vicende dell’archeologo e della moglie che, insieme a un team di archeologi, reclutati dallo stesso Clapp, hanno a che fare con il deserto più vasto del mondo.
La storia si svolge in varie fasi ed in vari anni in cui le speranze si alternano alle delusioni fino ad arrivare al successo finale.

L'AMANTE SENZA FISSA DIMORA - Fruttero e Lucentini

L'AMANTE SENZA FISSA DIMORA
Fruttero e Lucentini
Mondadori

L'amante senza fissa dimora (1986) appartiene allo "standard" stilistico della coppia letteraria formata da Carlo Fruttero e Franco Lucentini. Parliamo di una scrittura molto organizzata, di una architettura narrativa che ama incastrare riferimenti culturali d'ogni genere - dall'arte alla stessa letteratura, passando per il mero dato didascalico -, e non manca di indulgere all'autocompiacimento. Così, L'amante senza fissa dimora potrebbe essere letto come una sorta di intrigante, e ovviamente colta, "guida turistico-romanzesca" nella quale la vicenda amorosa di un uomo e di una donna potrebbe apparire come scusa per tracciare l'ennesimo dipinto di Venezia. Ma qui Fruttero e Lucentini (che, non a caso, erano soprannominati "la ditta") non confezionano il prodotto che, visti i presupposti, ci si aspetterebbe. Nel romanzo, infatti, tutto è giocato sul doppio piano normalità/straordinarietà: a cominciare dal rapporto d'amore clandestino (ma che forse potrebbe diventare molto altro) fino all'alternanza delle voci narranti (la donna, il narratore onnisciente, e... chi altri?) e, chiaramente, allo splendore d'oro e buio di Venezia. Ed è insieme normale e straordinario, realtà e mito, innanzitutto il protagonista, per l'appunto l'amante senza fissa dimora. Mr. Silvera non è un uomo qualsiasi ma una leggenda - e di quelle con la L maiuscola - in carne e ossa. E poco importa se si riesca o meno a scoprire di quale leggenda si tratti già dopo poche decine di pagine, perché il fascino di questo romanzo (e forse anche la scommessa dei suoi autori) sta nel suo giocare tra il minimalista e l'eccezionalità, di riuscire a descrivere il quotidiano lasciando emergere il fantastico che vi si nasconde. Un equilibrismo che val bene qualche dotta digressione...